Le notizie di vascellari di Acquapendente che si spostano negli altri centri dell'Alto Lazio, portando con loro le tecniche e i gusti, dimostra l'importanza che questo centro riveste nelle produzioni ceramiche nel periodo che va dalla metà del XV agli inizi del XVII secolo. Un fattore determinante per questo fenomeno è da ricercare nella posizione favorevole in cui si trova Acquapendente, attraversato dalla via Cassia, grande arteria di collegamento tra la Toscana e l'Alto Lazio. In quest'ottica si comprende il motivo per cui i vasai acquesiani imitano molto spesso i prodotti delle officine dell'area valdarnese, soprattutto di Montelupo, i cui decori si ritrovano, particolarmente nel periodo tra la prima metà e l'ultimo terzo del XVI secolo, nella ceramica ingubbiata e dipinta. Si tratta, per questo tipo di ceramica, di un prodotto di minor costo rispetto alla maiolica, e che dunque poteva avere grande diffusione soprattutto nei centri minori del'Alto Lazio, posti su assi viari secondari.
    Per il periodo compreso tra la prima e la seconda metà del XV secolo, si registra a Farnese la presenza di ceramica ingubbiata e graffita, prodotta sicuramente nelle officine di Acquapendente e di Viterbo. Questo tipo di ceramica è fortemente influenzata dalle produzioni umbre, facenti capo a Todi e soprattutto Orvieto (BIGANTI 1981, pp. 79-85; SATOLLI 1992), come dimostra anche la notizia di alcuni vascellari orvietani che si trasferiscono ad Acquapendente nel corso del XV secolo (SATOLLI 1995a, p. 24; cfr. relazione Fagliari Zeni Buchicchio in questo convegno); questo tipo di ceramica di repertorio umbro-laziale avrebbe in seguito influenzato altre produzioni, come ad esempio quella della graffita di Castelli in Abruzzo (RICCI 1989). In questa sede si presentano alcuni esemplari rinvenuti nel Pozzo Peppetti a Farnese, tra cui un frammento di boccale od orciuolo decorato con fiori trilobati inquartati da croce a linee ondulate

(fig. 1), simile ad un orciuolo in prima cottura ed ingubbiato rinvenuto nel pozzo 5 di Acquapendente (CHIOVELLI 1994, p. 12 1, fig. 5), il quale dimostra la produzione di ingubbiata e graffita da parte dei vasai acquesiani.
    Durante il XVI secolo la produzione di Acquapendente è costituita, come si è detto , dalla ceramica ingubbiata e dipinta, largamente diffusa in tutto l'Alto Lazio, e di cui si sono rinvenuti numerosi esempi nei "butti" di Farnese.
    Le forme sono costituite da boccali, scodelle apode con larga tesa (piattelli), piatti e scodelle con bordo a tesa confluente leggermente concava, cavetto emisferico e fondo ad anello. Le decorazioni presentano motivi diversi; tra questi sono da segnalare quelli di carattere "amatòrio", costituiti da scritte dedicatorie con il nome della "bella" entro cartiglio, su alcuni boccali e su un grande piatto ( cfr. FARNESE 1985, pp. 96; 108; 120; altri esempi in LUZI-ROMAGNOLI 1981, p. 68, C/47; LUZI-ROMAGNOLI 1987, p. 95, figg. 13-14), tutti databili tra il primo quarto e la metà del XVI secolo.
    Altri esemplari presentano il ritratto della donna amata, di profilo o leggermente rivolto a sinistra; osservando lo stile di questi ritratti, si possono individuare alcuni pittori dai caratteristici segni grafici (cfr. relazione Mazza in questo convegno; inoltre MAZZA 1990, in particolare pp. 38-48 ).
    Un frammento di piatto (fig. n. 6 ) rinvenuto nel Pozzo Pacetto II a Farnese, con volto muliebre rivolto a sinistra (FARNESE 1985, p. 151; cfr. inoltre FARNESE 199 1, p.40, n. 1 l; p. 45, n. 42; p. 63, n. 114), è riconducibile ad esempio al pittore di altri due piatti da Acquapendente con ritratto femminile e scritta dedicatoria con il nome della "bella" (BOJANI ET AL. 1985, p. 207, n. 248; GARDELLI 1986, p. 296, n. 115, tav. CXV; quest'ultimo riporta anche la data 1596); In questa sede si presentano inoltre due esemplari inediti,

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