avendo allora suo padre Pier Bertoldo
soltanto sei anni. Tale data va quindi
spostata, con buona probabilità, di una
trentina d'anni.
Secondo la tradizione di famiglia, fu un
ottimo condottiero, partecipe dei grandi
avvenimenti del suo tempo. Fu anche signore
del castello di Giove in Umbria, acquisito non
si sa come già al tempo di Fabio e venduto
nel 1599 a Ciriaco di Asdrubale Mattei per
75.000 scudi. Oltre che valente capitano sul
campo di battaglia, Mario brillò anche come
teorico di cose militari, era noto un suo
discorso inedito sul modo di armare le milizie
conservato nella biblioteca Altieri. I suoi
interessi militari si evidenziano anche nei
regolamenti emanati per le milizie del suo
Stato il 29 Luglio 1582 ed il 20 Novembre
1594, nei quali vengono dettate le regole
disciplinari ed i privilegi dei soldati.
In effetti, con lui finisce il Medioevo nel
suo feudo.
Una delle sue prime preoccupazioni fu
quella di elaborare un nuovo statuto per la
Comunità di Famese, pubblicato il 15
Dicembre 1583. Sicuramente esso giungeva
con notevole ritardo rispetto a quello
emanato nel 1558 dal Duca Ottavio Farnese
per Castro e Ronciglione. In questo caso,
però, si trattava di uno Stato di nuova
formazione e molto ampio; mentre per il
feudo di Farnese e Latera poterono anche
sopravvivere, con qualche modifica, le
vecchie normative feudali in quanto si
manifestava come una società piccola e
fortemente conservativa, in cui i rapporti tra
sudditi e feudatario erano immediati e
continui. In questo statuto, come si può
ricavare dalle trascrizioni successive,
venivano riportate ed aggiornate molte delle
normative emanate con opportuni bandi dai
suoi predecessori, riguardanti i più disparati
campi delle attività del piccolo Stato
farnesiano: dai regolamenti di giustizia, alle
cariche amministrative della Comunità, alle
attività agricole, alle tariffe da tenersi da parte
dei vari artigiani e cosi via.
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