di
Antonio Biagini

Vissi d'arte... in Brasile

Il "farnesano" Victor Brecheret

C

he l’Italia abbia esportato nel mondo grandi ingegni che hanno lasciato ricchissime testimonianze in campo artistico, è cosa nota a tutti. Ma che tra questi figuri un farnesano che è diventato il più grande scultore brasiliano ....!
questa è vicenda sconosciuta ai più e che merita di essere portata alla conoscenza di tutti anche per testimoniare ad un mondo contemporaneo, confuso e timoroso di contaminazioni meticcie, che l’arte e la scienza parlano linguaggi comuni a tutti i popoli e che le culture da sempre si mescolano per sintetizzare il progresso.
La storia che raccontiamo è quella di Victor Brecheret vissuto in Brasile nel secolo scorso e che lì raggiunse grandissima fama tanto da essere considerato il più grande scultore che quel Pese abbia espresso e il creatore della corrente artistica che prende il nome di “modernismo”.
Prima di essere brasiliano Vittorio fu farnesano ed il suo cognome originario fu Breheret.
Vittorio, figlio di Augusto e di Paolina Nanni, nacque nel nostro paese il 15 dicembre 1894. Fu il primo di due gemelli essendo nata subito dopo di lui la sorella Adalgisa che morirà bambina di venti mesi nel 1896. I lutti perseguitarono per alcuni anni la famiglia: la madre Paolina mori a 32 anni nel maggio nel 1900 lasciando il marito con quattro figli piccolissimi.
In quegli anni morire bambini era purtroppo cosa frequente e la famiglia perse altri due figli in tenera età: Assunta di 3 anni nel 1901 e Silvio di 11 anni nel 1902.
Vittorio crebbe a Farnese e nel 1901 frequentò la prima classe

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elementare con l’insegnante Giovanni Rubbi ma, forse perché nato verso la fine dell’anno e quindi ancora immaturo, diede risultanti scadenti e fu bocciato.
L’anno seguente il bambino ormai maturo per l’impegno scolastico riportò brillanti risultati e fu promosso a pieni voti alla seconda classe che non completò avendo lasciato l’Italia prima del termine della scuola.
Il padre Augusto, rimasto vedovo, aveva ricevuto l’offerta di trasferirsi con i figli in Brasile a vivere presso la cognata Antonia, una sorella della moglie che dopo il 1888 era lì emigrata, con il marito Giovanni Battista Salini e la figlia Maria, e dove svolgeva l’attività di ostetrica.
L’uomo non lasciò il paese e restò a vivere a Farnese, fino alla morte che lo colse nel 1918, presso il fratello Giuseppe la cui nipote Antonella mi ha aiutato nella ricostruzione delle vicende della famiglia Breheret.
Per inciso va detto che questa famiglia (ed anche il nome lo testimonia facilmente) non è autoctona ma trae le sue origini da Saint Lezin in Normandia da dove giunse tra il 1834 e il 1840 prendendo dimora nei pressi del paese, in quella tenuta del Voltone che la Camera Apostolica, già proprietaria, aveva ceduto al Maresciallo francese De Bourmont il conquistatore di Algeri nel 1830 per conto di Luigi Filippo D’Orleans.
Fu sicuramente al seguito di tale illustre personaggio che

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quindi giunsero dalle nostre parti.
In Brasile sappiamo dalle stesse parole di Vittorio, raccolte insieme a moltissimo altro materiale dalla figlia Sandra: “ Comencei meus estudos de arte no Liceu de Artes e officios de Sào Paulo. Terminado este curso, embarquei para a Europa a fim de me aperfeicoar.... em Roma durante oito anos. Poco depois voltei para a Europa mas, dessa vez para Paris ....
"La sua formazione artistica cominciò quindi in Brasile, si dice per il grande fascino che subì vedendo riprodotte le opere del grande scultore francese Rodin.

Terminati i corsi scolastici venne a Roma dove fu allievo dello scultore Arturo Dazzi attivo nel ventennio fascista tra le cui opere ricordiamo l’obelisco di piazza Marconi all’EUR a Roma.
Nella “città eterna” si trattenne alcuni anni ed aprì uno studio d’arte a via Flaminia. Risale a quel periodo la modifica al cognome natio che fu modificato e francesizzato in Brecheret, non è chiaro se per snobismo o per questioni relative ad una possibile chiamata alla leva militare in vista della prima guerra mondiale.
Le sue opere sono raccolte nei musei brasiliani e ornano piazze a parchi di quel paese.
La più famosa e grandiosa è certamente il
"monumento às Bandeiras" che si trova nel parco di Ibirapuera a san Paolo: realizzato nel 1936 in un blocco di granito lungo 50 metri, largo 16 ed alto 10 nel quale 37 figure furono scolpite per celebrare una pagina della

storia locale.
Nel 1554 un gruppo di Gesuiti si ritrovavano sull’altopiano di Ipiranga a festeggiare il giorno della conversione di San Paolo alla religione cattolica. In quella occasione fu deciso di costruire in quel luogo un collegio ed una chiesa attorno ai quali crebbe la futura città.
Nel XVII secolo i Paulisti organizzarono le bandeiras e partirono alla scoperta dell’interno, alla ricerca di schiavi e oro.
L’economia dello Stato di San Paolo rimase però legata all’agricoltura e all’allevamento fino al boom della coltivazione del caffè e alla grande immigrazione europea di fine

ottocento che tanta gente dei nostri paesi portò in quello sterminato Paese.
San Paolo crebbe in maniera esponenziale dominando la scena economica, politica e sociale del paese nel XX secolo. Oggi la città ha oltre 17 milioni di abitanti.
In quaranta anni di attività la produzione artistica di Breheret fu enorme e la sua qualità tanto alta da giustificare il giudizio del Museo d’Arte di San Paolo che, scrivendo al Sindaco di Farnese nel 1979, chiedeva notizie delle origini “del maggior scultore del Brasile”, che era scomparso il 18 dicembre 1955, e sulla cui biografia esisteva ancora una certa confusione.
Ancora oggi numerosi testi lo fanno nascere in Brasile il 22 febbraio 1894 e la stessa figlia dell’artista, Sandra che restò orfana del padre a soli 11 anni, nel sito internet da Lei curato sostiene questa tesi sulla scorta di un documento legale del 1930.
Non conosciamo i motivi di tale discordanza e certo il nostro conterraneo è stato ad ogni titolo figlio di quel Paese lontano che tanto ha nobilitato con il suo genio ma ci piace pensare che un po’ di quel genio trovi qui a Farnese la sua origine.

Pubblicato su "La Loggetta" notiziario di Piansano e la Tuscia", n. 5 settembre/ottobre 2005