Gli incanti ritrovati
I dipinti restaurati nel 1996
Orazio GENTILESCHI
(Pisa 1563 - Londra 1639)
San Michele Arcangelo
olio su tela
Farnese, Chiesa Parrocchiale SS. Salvatore
Anton Maria PANICO
(Bologna 1560 ca - Farnese 1609 ca.)
San Sebastiano
olio su tela
Farnese, Chiesa Parrocchiale SS. Salvatore
Anton Maria PANICO (attrib.)
(Bologna 1560 ca - Farnese 1609 ca.)
La Messa di Paolo III Farnese
olio su tela
Farnese, Chiesa Parrocchiale SS. Salvatore
Scuola di Anton Maria PANICO
Immacolata Concezione
olio su tela cm 217 x 180
1596 - 1598 ca.
Farnese, Monastero delle Clarisse
La tela resturata a cura della Banca di Credito Cooperativo di Farnese, sotto
l'alta vigilanza della Soprintendenza per i Beni Storico-Artistici di Roma e del
Lazio, si presentava purtroppo, in pessime condizioni di conservazione che frapponevano
qualche difficoltà alla sua lettura stilistica, non completamente superate
nemmeno dopo l'ottimo restauro.
La costruzione del soggetto vede lo spazio dipinto organizzato su due diversi livelli:
in alto l'Eterno benedicente si affaccia da una cortina di nuvole circondato da an-
geli, dei quali i due più esterni suonano una viola da gamba ed un liuto. Piu in
basso si staglia sul fondale celeste del cielo la Vergine, fulcro centrale di una mandorla
di nuvole inondata di luce dorata, l'affiancano due angeli oranti le cui ali riprendono
la forma e le iridescenze multicolori della coda del pavone, vestiti con
lunghe tuniche a righe orizzontali rosse e brune aperte sulle gambe. La Madonna,
momento centrale del dipinto, e in piedi su un cresciente lunare posto sopra un
cuscino di nuvole sostenuto da due piccoli angeli ed ha il capo coronato e circondato
da tredici stelle.
Nella metà inferiore del dipinto compare un ricco paesaggio che segna una netta
cesura tra l'empireo celeste e lo spazio terreno: qui è rappresentato un anziano
personaggio in dimessi abiti da viaggio e con una sacca sulle spalle, accolto da una
donna con il capo coperto, rivestita da disadorni abiti vedovili; due gruppi di per-
sonaggi - gli uomini sulla sinistra, le donne sul lato opposto - in ricchi abiti nobiliari
occupano il primo piano. Una antica tradizione, ancora viva nel Monastero dove l'opera è
conservata, identifica l'anziano personaggio maschile il Sig. Mario Farnese di ritorno dalla
guerra di Ferrara (il Lanzi ritiene che sia raffigurato il ritorno dalla sfortunata campagna
d'Ungheria, avvenuto nel 1594, ipotesi da scartare per varie motivazioni); nella donna che lo riceve
la vecchia madre Giulia Acquaviva; e nei personaggi in primo piano alcuni funzionari della piccola
corte farnesiana di Latera e Farnese e emmbri della sua famiglia, in particolare la moglie
Camilla Lupi dei marchesi di Soragna con la piccola Isabella, futura fondatrice del Monastero
delle Clarisse di Farnese.
Il dipinto su presenta oltremodo complesso edarticolato, in esso coesistono aspetti
storico-narrativi, devozionali ed encomiastici; il senso deel'iconografia, tuttavia, è strettamente
connesso al tema dell'Immacolata Concezione, ampiamente documentato dalla presenza dell'intero apparato
simbolico connesso alla Vergine: il sole e la luna, lo specchio, il gilgio e la rosa, il tempio, il giardino,
la torre, la porta e la fontana. Il dogma da circa un secolo era oggetto di un travagliato dibattito,
papa Sisto IV nel 1483 dovette vietare con un proprio breve alle due fazioni di immacolisti e
antimmacolisti in controversia teologica, di accusarsi reciprocamente di eresia; il riconoscimento dogmatico
avverrà, dopo un sofferto percorso, solamente nel XIX secolo con papa Pio IX che lo sancì con
la bolla Ineffabilis Deus.
Il vasto repertorio allegorico della tela è arricchito, inoltre, dalla presenza dell'idra a sette teste
e da numerose essenze arboree e floreali come il cipresso, la palma, il cedro e i cespi di gilgi e rose rosse
posti intorno ad un vaso opalescente che lascia intravedere in trasparenza una stella a sei punte.
Se sul piano stilistico l'opera - latamente afferente al genius loci artistico locale,
il bolognese Anton Maria Panico - pur pregevole, non attinge ad altri vertici qualitativi, è però
eccezionale sotto l'aspetto iconologico. Questo dipinto rappresenta il più palese riscontro dell'esoterismo
ermetico che tanto interesse suscitava nell'ambiente farnesiano. La sua interpretazione in chiave alchemica regge
alla più dettagliata delle analisi: il motivo della Vergine Immacolata e dei suoi attributi diviene,
nell'arte, un diffuso tema mitografico in cui la perfezione dell'opera divina, realizzata per il
tramite della fanciulla di Nazareth, viene a simboleggiare la faticosa ricerca dell'alchimista per giungere alla
trasformazione della materia vile in metallo nobile (v. A.M. Lepecier, L'Immaculée Conception dans l'art et l'iconographie,
Spa 1955 (Paris 1956); P. Levi D'Ancona, The Iconographi of the Immaculate Conception in the Middle Ages and Early Renaissance,
New York 1957); l'idra dalle sette teste è il drago mercuriale, rappresenta cioè la condizione amorfa della materia,
dove il numero delle teste rappresenta le fasi dell'opera alchemica. Dove, però, il valore simbolico
diviene esplicito, praticamente la chiave di lettura dell'intero apparato iconologico, è nelle ali degli Angeli, le quali
riprendono il principio alchimistico della cauda pavonis, cioè della "sublimazione",
meta del ciclo. Le altre fasi sono accennate dalla presenza della luna, il principio femminile, che rappresenta la notte,
fase della nigredo, cui allude anche la veste nera dell'angelo musicante e il cielo stellato; il sole, il principio opposto
maschile, raffigurato in stato di "nerezza", con il tondo reso con il colore blu, ma la cui luce
comincia ad irradiare annunciando la rubedo, richiamata anche dalla veste rossa dell'altro
angelo musicante. Importante poi, a conclusione di queste brevi note, sottolineare l'importanza del vaso opalescente
posto al centro tra i due gruppi di astanti, questo rappresenta il vas hermeticum, direttamente
connesso al concetto dell'Immacolata vista come vas electionis, un tema che ha avuto un illustre precedente nella Madonna
dal Collo Lungo del Parmigianino, noto cultore delle scienze alchemiche (v. M. Fagiolo dell'Arco, Il Parmigianino, un saggio
sull'ermetismo nel Cinquecento, Roma 1970).
Fulvio Ricci
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